STORIA AUTOBIOGRAFICA ( in
sintesi)
io padre non conosceva la musica, ma era un grande appassionato.
Seguiva, infatti, i concerti della banda locale, organizzava
feste danzanti a casa mia
usando
il grammofono (in uso dal 1870 agli anni '80) a corda
funzionante con delle puntine di lettura metalliche (sostenute
da un braccio articolato), che chiamavamo pichiup
(pick-up), le quali, appoggiate nel solco esterno del
disco a 78 giri, emanava un suono stridulo e, a volte,
ondeggiante per la deformazione della superficie dello stesso
disco. Il piatto, sul quale veniva appoggiato il disco, era
spinto da una molla precariata con una manovella.
ra il lontano 1957 anno
in cui cominciai a fare i primi passi nel campo della musica. La
passione era grande, cantavo doppiando la voce di mio padre
mentre lavorava in campagna nei mesi in cui la scuola era
chiusa; cantavo e fischiavo i motivi delle canzoni ascoltate
alla radio a valvole (un vecchio Geloso); seguivo gli
strumentisti dell'epoca che portavano le serenate nei vicoli del
centro storico sfidando la volontà di mia madre che, data la
tarda ora, mi voleva a casa. In quelle occasioni ero ammaliato
dai suoni emessi dagli strumenti musicali. Più sentivo
avvicinare quelle dolci armonie che zittivano i canti sgradevoli
delle civette e di altri uccelli notturni, più l'attenzione si
concentrava sulle espressioni musicali che giudicavo gradevoli.
L’unico disturbo era l’abbaiare di qualche cane che faceva il
suo dovere, ma la mente riusciva ad isolare la musica dal verso
dell’animale che dopo un pò, forse perchè ammaliato anch’esso
dalle melodie, si zittiva.
ia la fisarmonica che la tromba erano gli strumenti che più
degli altri mi affascinavano.
Mio padre conosceva le mie passioni e faceva di tutto per
accontentarmi. Comprò, infatti, a me e mio fratello, una piccola
fisarmonica (Ariston) a 48 bassi che, nonostante le piccole
dimensioni, riuscivo a sistemarmela a stento (dalle ginocchia al
mento). Avevo nove anni, ma studiavo con costanza da autodidatta
fino a raggiungere un livello di preparazione ritenuto
sufficiente per le serate da ballo organizzate dalla famiglia
Mazzara. Grazie all'amicizia (mai finita) che avevo con Peppino,
ero diventato il "pupillo" della famiglia "Baruni".
Più crescevo più si moltiplicava la passione per la musica.
el febbraio del 1958 facevo parte della scuola musicale (per lo
studio della tromba) diretta dal Maestro Vincenzo Cecere (v.
foto), ma, per la memoria storica, è giusto sottolineare che la
vera "carriera" musicale è cominciata con il Maestro
Alfonso Verdoliva che teneva, all'entrata della sala musicale,
un pastore tedesco che faceva paura anche se era un esemplare
mansueto.
Il maestro che più di tutti mi ha coinvolto sviluppando ancor di
più la passione per la musica, è stato Binco Ivo. Binco, maestro
didatta e uomo, mi considerava alunno prediletto tanto da
affezionarsi al punto di non trascurarmi durante i periodi di
vacanza. Di lui conservo ancora un ottimo ricordo.
Nel 1967,
1968 e nell’estate del 1969 ho fatto parte del complesso
bandistico di S. Stefano Cam. diretto dal Maestro Cecere che mi
conosceva da qualche anno. Sono stati anni intensi, divertenti,
ma, nello stesso tempo, stressanti. La gioventù, però, riusciva
a smaltire ogni segno di stanchezza. In quel periodo ho girato e
conosciuto moltissimi comuni della provincia di Messina e di
Palermo. Il mio compagno di ventura è stato, per parecchio
tempo, Pippo Di Salvo, caro amico d’infanzia. Sarebbero tanti le
peripezie da raccontare vissute con Pippo, ma le disavventure
venivano compensate dalle felici esperienze. Pertanto giudico
quel periodo semplicemente straordinario, da non dimenticare.
Nel primo periodo degli anni '60 a Mistretta cominciavano a
formarsi dei gruppi musicali più o meno validi. Anch'io ho fatto
parte di un complesso strumentale dal nome "Orchestra Brio"
. La bend era composta, oltre che dal sottoscritto con la
fisarmonica, da
Pippo Di Salvo (chitarra), Peppino Mazzara (batteria), Lucio
Scalone (sax contralto), Ninè Maniaci (sax contralto), Peppino
Marchese (tromba). In seguito lo stesso complesso ha cambiato
qualche elemento: io sono passato alla tromba, mentre è entrato
a far parte del gruppo musicale mio fratello Nino con la
fisarmonica e Achille Trovato con la tromba; Mazzara rimase
alla batteria. In un periodo successivo subentrò alla
batteria Pino Maniaci e Peppino Mazzara si alternava ai vari
strumenti ritmici, e al sax contralto. Il clarinetto era
suonato da Michele Accidente. Il gruppo musicale
cambiò nome, "I Notturni", e si arricchì di
altri strumentisti: al sax tenore, Enzo La Ganga; al basso
elettrico, Pippo Porrazzo (era il primo strumento amplificato che
circolava nel nostro territorio); al clarinetto, Enzo Siracusa;
alla tromba, Lucio Vranca; al sax contralto, Peppino Mazzara; alla
batteria c'era Ninè Ribaudo e alla fisarmonica Nino
Vranca. Il complesso,intanto, si evolse ed era in grado di
competere con altri gruppi che cercavano di farsi largo
con tutti i mezzi. Ancora una volta cambiò la
composizione. Gli strumentisti avevano maggiore esperienza ed
arricchirono il gruppo di sonorità polifoniche di più alto
livello. I componenti erano Gaetano Judicello (prima alla tromba
e poi al trombone), Enzo La Ganga (al sax tenore), Enzo Siracusa
(al clarinetto), Pino Maniaci (alla batteria), Nino Vranca (alla
fisarmonica), Lucio Vranca (alla tromba).
A Mistretta gli strumentisti suonavano in acustico; non
esistevano ancora gli amplificatori; i microfoni e le chitarre
elettriche erano delle eccezioni. I suoni erano naturali, più
gradevoli, ma l'evoluzione tecnologica bussava alle porte anche
della nostra città. Le serenate erano frequenti, si suonava nei
vicoli del centro storico con gli strumenti tradizionali; si
facevano servizi nei matrimoni, nei battesimi ed in varie altre
occasioni. In certi locali occorreva amplificare gli strumenti,
era necessario rassegnarsi ed accettare i segnali evolutivi del
progresso.
D'altra parte i complessi che si vedevano in televisione o si
ascoltavano alla radio, proponevano dei modelli da seguire: ogni
giovane voleva la chitarra elettrica. Molti strumenti acustici
avevano bisogno del microfono per affrontare gli spettacoli in
piazza che cominciavano a farsi largo: le serenate iniziavano ad
avere il sapore della tradizione, cominciavano a far parte della
storia musicale del passato. Oggi le serenate si raccontano e,
anche se si fanno ancora, non hanno lo stesso sapore romantico
di un tempo. I musicisti erano considerati dei messaggeri
d'amore (leggi
l'opuscolo delle serenate).
on si poteva rimanere nostalgici del
passato e nemmeno fermarsi di fronte alla frenetica pressione
degli idoli televisivi ed ecco che un nuovo gruppo si impose,
nella realtà amastratina, con il nome di "Gli eclettici"
: una meteora durata pochissimo tempo. Facevano parte di questo
gruppo, oltre al sottoscritto che suonava la tromba, Pino
Maniaci (batteria), Nino Passatello (tromba), Nino Vranca
(fisarmonica), Giovanni Pappalardo al trombone e qualche altro
che la facoltà della mente non riesce a ricordare nemmeno con la
testimonianza di Pino Maniaci.
Era l’anno 1968. Nel locale del Sig.
Biagio Valenti consumavamo il tempo facendo musica,
accompagnando le canzoni che
Biagio Ruggiero, con la sua bella
voce somigliante a quella di Claudio Villa, splendidamente
cantava. Le serate invernali passavano scherzando e raccontando
fatti divertenti verificatesi nella nostra città. La musica
faceva sempre parte dei nostri discorsi. Io maturavo sempre di
più il desiderio di comprare una nuova tromba, una mia tromba e
ne parlavo con gli amici.
Una mattina di primavera, Don Biagio,
come tutte le volte, preparava l’itinerario con oculatezza, ma
senza difficoltà. Spesso m’invitava a fargli compagnia ma non
sopportavo il caos della città. Avevo, però, deciso di comprare
una nuova tromba perché quella che suonavo era uno strumento che
il sig. Sebastiano Maniaci, gentilmente, mi consentiva di
suonare. È stato questo il motivo per cui ho deciso di seguire
Don Biagio a Palermo.
Un’ esperienza unica, irripetibile.
nche quella mattina portava con se una
grossa valigia di cartone marrone legata con un laccio di “zammara”.
La valigia era piena di pane, abbastanza pesante, ma Don Biagio
riusciva a portarla con poca difficoltà. Arrivati alla stazione
di Palermo cercai di aiutarlo, ma, ringraziandomi, non mi
permise di dargli una mano. All’altezza della Standa di Via
Roma, sentii un forte rumore: il laccio si era spezzato
provocando l’apertura della valigia.
Lascio immaginare quello che uscì
dalla bocca di Don Biagio.
Quei pani rotondi cominciarono a
rotolare in diverse direzioni in mezzo al traffico. Qualche
macchina si è fermata per evitare di schiacciare quelle ruote
commestibili che ruzzolavano davanti agli occhi dei conducenti.
ra palese lo stupore degli
automobilisti; le risate si moltiplicavano.
Don Biagio, come impazzito, cercava di
recuperare tutto il pane che rischiava di perdersi. Io, invece
di aiutarlo, rannicchiato in un angolo, non riuscivo a frenare
una risata che mi procurava un forte dolore al fianco. Mi sono
reso conto, però, che bisognava fare qualcosa e con fatica
riuscii a recuperare due o tre chili di pagnotte, i quali, essendo
croccanti, cadendo e rotolando si erano, per così dire, “lesionate”.
Don Biagio continuava
a mormorare frasi incomprensibili, sicuramente, non erano belle
parole. Da escludere, comunque, le bestemmie: non bestemmiava
mai.
Con qualche chilo di
pane in meno riuscimmo ad arrivare al recapito (vicino
l’incrocio di via Roma e Corso Vittorio Emanuele). Aperta la
valigia per consegnare il pane, Don Biagio giustificò il tutto dicendo: “Oggi
nun ci arrinisciu, nun ci vinni buonu”. Io impietrito non
sapevo cosa fare. Il signore che prese il pane, con
un’espressione infelice e poi di preghiera disse: “Biagio non
me ne portare più di questo pane, pare ca s’arruzzuliau mmienzu
a strata”... “Va, va! Quannu mai!”, rispose don Biagio.
Mi salvai da quella scena uscendo fuori,
imitando uno starnuto e dando sfogo ad una interminabile seconda
risata. Aspettai l’amico davanti alla porta e lui mi
raggiunse, ridendo, con la mano in bocca,
come un bambino: pareva avesse una specie di silenziatore.
Ancora una volta
aveva risolto il problema.
ubito dopo si diresse
spedito verso l’esercizio di strumenti musicali della Ditta Sacco. Non era
facile andarci dietro. Don Biagio aveva dimenticato l’incidente,
mi sorrideva come se volesse perdonarmi per il mio cattivo
comportamento durante il recupero del pane.
Il signor Sacco mi presentò una
tromba di mediocre qualità che Don Biagio definì “lannetta”.
Io non ero preparato per fare una grossa spesa, ma alla vista di
una bellissima Selmer mi sentii travolgere da una gioia
indescrivibile. Don Biagio, intelligentissimo, resosi conto del
mio entusiasmo, prese la tromba dicendomi ”provala”.
Preso in mano quel gioiello, che mi avrebbe veramente fatto felice,
suonai poche note: furono sufficienti per farmi
capire che era uno strumento di ottima qualità. L'amico Don
Biagio
aggiunse la somma mancante, fino ad arrivare a 175.000 lire, che
io restituii, dopo il primo spettacolo fatto a Lascari con
Donatella Moretti, cantante Rai. Con quel bene prezioso,
emozionato,capii quanto importante fosse quel personaggio
dalle spiccate capacità commerciali arricchite dalle
straordinarie doti umane.
otuccio Curreri che ci aveva sentito
suonare in un matrimonio all’albergo Sicilia, ha espresso
il desiderio di far parte del nostro gruppo: lo chiese con
molta umiltà. A noi sembrò uno scherzo; non era possibile
che un talento straordinario come Totuccio, che aveva suonato
con professionisti di alto livello, potesse far parte del nostro
umile gruppo. Lui faceva parte del complesso “Gli Apache"
di Cefalù. Un gruppo straordinario che prediligeva la musica
Rock-Blues, un genere che Totuccio avversava perché poco
espressivo. La nostra musica, invece, era più tradizionale e,
per lui, più gradevole.
on
Biagio
Valenti è stato fautore e
sostenitore, con compiti manageriali, del gruppo musicale “The
Riders” (successivamente i Cavalieri), diretto da
Totuccio Curreri di Cefalù. La nascita di questo complesso
risale al 19 marzo 1968 in occasione della festa di S. Giuseppe.
Nella “putia” ,l’amico Biagio, in qualità di padrone di
casa, lesse, in forma solenne, un discorso introduttivo che si
era preparato e registrato chissà quanto tempo prima. (Ascolta
registrazione originale)....”Gentilissimi amici: buona sera.
In occasione della festa di S. Giuseppe, oggi 19 marzo, da
questo locale organizzato per tale occasione, ho l’onore di
porgere il mio fervido augurio
a tutti gli amici che portano il nome di Giuseppe. Al prof.
Giuseppe Ciccia, Giuseppe Lo Monaco, Giuseppe Maniaci, Giuseppe
Cannata, Giuseppe Valenti, Giuseppe Di Salvo a loro giungano i
migliori auguri da tutti i presenti.
Nel volere ringraziare il
complesso, per aversi esibito inestancabile, a loro vada il
saluto da me e da tutti gli amici che questa sera onorano la
serata. Mentre io, Biagio Valenti, ho voluto porgere la mia
modesta mano al nuovo complesso, io posso assicurarvi che il
vostro nome è stato già conosciuto. Vada il mio profondo e
commosso saluto all’ospite di questa sera, Salvo Currieri che ha
dato a questo complesso il suo aiuto musicale. A lui formulo i
migliori auguri di domani.
Questa
sera, alla presenza del
complesso e di tutti i simpatizzanti della musica leggera...(e
qui alzò
il tono di voce)..io proclamo Salvo Currieri Direttore del
complesso.
Mentre io mi avvio alla fine
stringiamoci la mano l’una con l’altra con sincera e profonda
amicizia. Da questo locale abbiamo formato il nuovo complesso; a
voi ho affidato il compito. A Giuseppe Lo Monaco, che ha
collaborato in modo particolare, la prego di volere accogliere
il mio modesto e caldo pensiero. Mentre noi tutti alziamo i
calici e brindiamo alla salute dei festeggiati, io cederò il
microfono, per primo, al prof. Giuseppe Ciccia”.(Il testo in
corsivo è fedele all'originale).
Erano presenti, inoltre, Tutuccio
Curreri (per gli amici, Salvo Curreri), Lucio Vranca, Saverio
Monte, Biagio Ruggero, Francesco Ribaudo, Nino Maniaci,
Bernardino Di Salvo.
Si formò, così, un nuovo gruppo
musicale che, con il supporto di Curreri, scavalcò la
soglia della normalità. Ritmo, fantasia e melodia erano gli
ingredienti di una musicalità che incantava e gasava tutti..
ippo Lo Monaco e Saverio Monte avevano comprato rispettivamente il basso e la
chitarra elettrica. Occorreva amplificare gli strumenti a fiato,
come la mia tromba e la batteria, che suonava Pino Maniaci, ma i
fondi mancavano; eravamo studenti "senza portafoglio".
Risolse il problema "Don Biagio Valenti" (nella foto
in alto) che
si autodefiniva Manager, comprando un amplificatore di 10
Watt, dove si potevano collegare le chitarre e due microfoni. La
gioia travolse tutti: eravamo il complesso più attrezzato
di Mistretta e di tutta la zona.
In
questo periodo studiavo a Briga Marina (periferia di Messina
– Tratto Messina-Catania), nell’Istituto Tecnico di S. Placido
Calonerò insieme a Peppino
Mazzara ed Enzo Ciccarello. Un piccolo
paese che mancava di iniziative. Le giornate passavano nella più
totale monotonia. Bisognava scongiurare questo male e così, sfruttando
le nostre competenze musicali, io e Peppino, ci demmo da
fare per formare un piccolo complesso, che chiamammo “I PARASSITI”.
Il paese si è svegliò. La Chiesa
risentì suonare l’organo impolverato da tempo; gli abitanti
seguivano il gruppo e lo sostenevano; le serate passavano
sicuramente più allegramente. Erano gli anni 67, 68 e 69 fino
al diploma.
al 1968 al 1973 lasciai la banda per intraprendere una nuova
esperienza con il gruppo musicale The Riders
(successivamente "I Cavalieri"), capitanato da Totuccio
Curreri. Gli altri componenti, all’inizio della formazione,
furono: Saverio Momte (Un chitarrista dalle capacità ritmiche
straordinarie),
Pippo Lo Monaco (al basso elettrico), Pino Maniaci (alla
batteria) ed io alla tromba. Successivamente furono
sostituiti, per motivi di lavoro, Pippo Lo Monaco con Mario Cicìo e Pino Maniaci con Errico Garnera. Una esperienza
meravigliosa, vissuta a Cefalù, all’interno del “Club
Mediterranee” ed in molte località della provincia di
Palermo, che mi fece conoscere il mondo della musica leggera
con i suoi protagonisti (Lucio Dalla, Wes e Dory Ghezzi, Rosanna
Fratello, Michele, Anna Identici,
Wilma Goich, Orietta Berti, Donatella Moretti, Lolita, Anna
Marchetti, Carmen Villani ed altri). Nelle piazze suonavo, con
la tromba, tutte le colonne sonore di Ennio Morricone, quelle che
andavano per la maggiore. Per quanto detto, devo ringraziare lo
straordinario musicista ed amico T. Curreri che mi ha arricchito
di valori musicali e mi ha fatto crescere
nella più assoluta
essenzialità. Purtroppo, tutte le foto, i manifesti e le
registrazioni delle prove che si facevano in via Megalitici
a Cefalù, sono stati distrutti senza che il proprietario dei
locali se ne rendesse conto. Si è persa una parte della storia
della mia vita e del gruppo stesso.
Totuccio
mi è rimasto nel cuore per la sua modestia, per le sue qualità
morali, per la bontà
d'animo e per
la
straordinaria capacità di esecuzione con tutti gli strumenti
che era in grado di suonare: è divenuto il musicista da
prendere come esempio, l'idolo, il mito di mio figlio Giuseppe,
di cui sono orgoglioso per aver intrapreso, con serietà, la
strada della musica. Totuccio, che ogni tanto vado a trovare con
immenso piacere, non si è dimenticato dell'esperienza vissuta a
Mistretta; non ha mai dimenticato l'affetto che i mistrettesi
nutrivano nei suoi confronti. Totuccio rappresenta ancora oggi,
per i mistrettesi, il simbolo della modestia, della discrezione,
della bravura; rappresenta una meravigliosa meteora
musicale, i cui segni lasciati sono e rimarranno indelebili.
ornando alle bande, i maestri si susseguivano arricchendo noi di
esperienza. Uno dei tanti è stato il Maestro Longo Giuseppe,
seguito dal Maestro Giovanni Testa, che mi segnalò alla
Commissione di Vigilanza, così che il Sindaco del tempo,
Sebastiano Bartolotta, mi nominò
Capobanda con la seguente motivazione: “…vista la nota con la quale il Direttore, Prof.
Giovanni Testa, propone che l’incarico di capobanda venga
affidato al bandista Lucio Vranca, che si distingue per serietà,
per preparazione musicale e gode della stima di tutti i
bandisti, nomino capobanda del complesso bandistico il Signor
Vranca Lucio. Il 7.1.74”.
Mi venne affidato subito l’incarico di formare un gruppo folkloristico, di cui parlerò più avanti .
Il Maestro diede vita al gruppo delle majorette che, se da un
lato ha rivoluzionato la tradizionale banda, dall’altro l’ha
resa più attuale e vicina alla moda del momento.
L'incarico di capobanda è durato appena un anno, perché nel 1976
fui costretto a trasferirmi a Finale, per motivi di
lavoro, ma non ho abbandonato la banda, anche se sono diventato
anch'io, a malincuore, un emigrato come tanti mistrettesi. Ero
costretto a viaggiare per le prove, per i concerti e per le
numerose feste, ma lo facevo volentieri per tenere vivo il
rapporto d’amicizia che mi legava a tanti giovani come me.
Al Maestro Testa seguì , il Maestro Antonino Di Buono che, per esigenze
d'organico, mi fece passare dalla tromba al flicornino (vedi
filmato e la
dedica).
Il gruppo delle serenate, nel frattempo, diventava più numeroso.
Entrò, infatti, Michele Accidenti con il clarinetto.
bene precisare che in questo periodo facevo parte di un gruppo
con il quale mi divertivo a portare serenate e, contemporaneamente,
suonavo in banda e con il complesso “I Cavalieri”.
Una parentesi indimenticabile l'ho vissuta con il maestro
Giuseppe Lotario. Oltre alla sistemazione dell'archivio, con la
collaborazione del capobanda Vincenzo La Ganga,
si prendevano diverse iniziative: le giornate della musica (1980/87)
che vide protagonisti i componenti il corpo bandistico in
diverse iniziative (da momenti culturali a momenti sportivi); si
partecipò al torneo delle professioni con una squadra di calcio
vincente; si offrirono importanti concerti bandistici alla
cittadinanza.
Le iniziative egregiamente organizzate, avevano lo scopo di
avvicinare i giovani all'arte della musica. Ai risultati
raggiunti dagli allievi seguivano i momenti di gratificazione
con i saggi: piccoli concerti apprezzati dai genitori dei
ragazzi e dai cittadini tutti. Il livello di preparazione
raggiunto dal corpo bandistico, anche se a livello
dilettantistico, ha fatto si che, sia gli esecutori sia i
cittadini diventassero protagonisti divulgatori della cultura
musicale della città di Mistretta.
l Maestro Lotario ha lasciato a malincuore Mistretta dopo aver
vinto il concorso per la direzione del corpo bandistico "Città
di Enna" . I mistrettesi lo hanno perdonato perchè si è
avvicinato agli affetti familiari. Io, per ricordarlo ed
omaggiarlo per quello che ha creato, gli ho dedicato una mia
modesta
composizione
poetica. In seguito alla sistemazione degli archivi,
considerato lo stato precario di tutto il materiale, ho
intrapreso, in collaborazione con il Prof. G. Pipitò, una
ricerca che parte dal lontano 1830. La ricerca mi ha permesso di
pubblicare il libro della storia della banda di Mistretta dal
titolo “La banda ieri, oggi…domani” – L’Istituzione
amastratina (leggi
alcune pagine) -
el 1981 a Finale, località dove vivo abitualmente con la mia
famiglia, si è formata una piccola banda i cui allievi sono
stati preparati dal M° Giovanni Marchese. Dopo qualche anno di
studio, il complesso bandistico, diretto dallo stesso maestro,
si è fatto apprezzare non solo dai sostenitori locali, ma da
altri ascoltatori di realtà diverse. Io, per esigenze
d'organico, suonavo il flicornino (e qualche volta la tromba).
La mia esperienza bandistica è cominciata ad esaurirsi dopo aver
conosciuto il Maestro Leonarda e il Maestro Girolamo Di Maria. I
legami collaborativi con Mistretta, con l’Istituzione bandistica
e con gli amici, hanno lasciato spazio ai problemi di salute che
mi hanno costretto a vedere il mio paese ed i miei affetti
sempre più raramente. E’ un cruccio, questo, che mi fa soffrire,
anche se i sentimenti e i valori che contano non può
cancellarli nessuno (Vedi
lettera di dimissione).
a la passione per la musica mi ha imposto di non chiudere
definitivamente i rapporti con l’Istituzione bandistica. A
Finale, nel 2002, si è costituita l’Associazione Culturale
Bandistica (ACM “Apollonia”) cui ho fatto parte fino al
2013. L'accoglienza gratificante, che mi ha inorgoglito, ha
fatto rinascere in
me l'entusiasmo che avevo perso, ormai, da
qualche anno. Pertanto, ho cominciato a collaborare suonando lo
strumento con cui ho iniziato la mia carriera musicale: la
tromba. La banda,
diretta dal M° Rosario Giaimi, oggi, può vantare straordinari
successi in vari parti della Sicilia e all'estero, nonostante la
giovane età di moltissimi componenti il corpo bandistico.
Purtroppo, il mio impegno è limitato ai soli concerti,
proprio perché gli acciacchi della “vecchiaia”fanno da
freno. Sono stato, comunque, soddisfatto della mia attività
collaborativa. Nominato addetto stampa dal Consiglio Direttivo
dell'Associazione, ho realizzato (nel gennaio 2006) e curato
fino al 2013
www.acmapollonia.it
. Per la stessa banda, nel 2012, ho pubblicato il libro
"Un percorso decennale con uno sguardo al passato"
che racconta 10 anni di attività ricca di esperienze e
successi conquistati in Italia e all'estero. Purtroppo,
dopo l'interveto subito, ho dovuto abbandonare anche questa
gradevolissima attività. Attualmente la banda, diretta
dal Maestro Rosario Giaimi, è ricca di un vivaio grazie
alla Scuola musicale curata dal Prof. Giuseppe Vranca (mio
figlio).
Ed il gruppo delle serenate?
Troverete il racconto leggendo l’opuscolo che potrete aprire
cliccando sulla pagina di questo sito “ALLEGRA COMPAGNIA”
o, se vuoi, ciccando
qui.
na parentesi a parte la vorrei
dedicare all’interesse che ho avuto, nel corso degli anni, verso
i gruppi folkloristici. Fu il Maestro Testa, dietro la spinta, a dare inizio alla formazione del primo
gruppo folkloristico di Mistretta (vedi
foto parziale di Vito Marchese). Come scritto in precedenza,
nel 1974 ho ricevuto l’incarico di capobanda e quello di formare
il gruppo folkloristico. Un gruppo particolare perché, come
componenti del reparto strumentistico, c’erano suonatori che
facevano parte del corpo bandistico. Infatti, il gruppo
strumentale era formato dal sottoscritto, che suonava la
fisarmonica e la tromba; Pino Maniaci con il sax baritono; Enzo
Siracusa con il clarinetto; Enzo La Ganga al sax tenore; Peppino Mazzara al tamburello e qualche altro che ne' io ne' Pino Maniaci
ricordiamo. Le foto che sono state scattate e che potrebbero
aiutare ad individuare gli altri componenti sono, se non ricordo
male, gelosamente conservate dal prof. Pipitò (defunto). Il gruppo dei
ballerini era numeroso con grandi capacità di autogestione. Gli
stessi ragazzi si sottoponevano al giudizio degli spettatori
anche come attori proprio perché si faceva teatro rispettando i
testi originali ricercati non solo nell’ambito locale, ma
siciliano in genere. In modo particolare ricordo la serenata che
suonavo con la tromba e recitavo, dal titolo
NICI . Il gruppo, molto apprezzato, si esibiva sul palco del
bellissimo cine-teatro Odeon (oggi, con rammarico, devo dire che
è chiuso). In seguito al mio trasferimento a Finale (PA), avvenuto nel
1976, il ruolo di Direttore Artistico lo ha svolto Nino La Via,
il quale, quando ha preso l’incarico, si è presentato con una
fascia, dove c’era scritto “Capogruppo”, e una frusta.
el 1980 a Finale si svolge, sin dal 1973, la Sagra dell'Ulivo.
Forte dell'esperienza maturata a Mistretta, mi sono adoperato ed
impegnato per onorare l'incarico che mi è stato dato dal
Presidente della Pro Loco, Prof. Vincenzo Fertitta, per
organizzare e preparare un gruppo folkloristico che doveva
esibirsi per la IV edizione della Sagra (1980).
Non essendoci locali per potere
garantire una certa continuità, il gruppo si formava ogni anno,
in occasione della festa tradizionale: la Sagra dell'Ulivo. L’impegno è
durato moltissimi anni. Ancora oggi sono chiamato in causa anche
se l’Associazione costituitasi pochi anni fa, dimostra di avere
la capacità di sapersi organizzare. Anche per questo gruppo ho
scritto diverse canzoni quali:
Finale la bedda*(il
cui testo ricorda Mistretta vecchia bedda),
“Pollina”*,
“Finali”*,
“La
turri di Finali”*. Brani da recitare: “L’avvintura di
n’aliva finita mali”* e “Curtigghiu di provincia”* .
La commedia “Sutta l’arbiru di l’alivu”*.
a terza esperienza è cominciata nel
1994, il giorno della sfilata di carnevale, dove un numeroso e
improvvisato gruppo cantò, per la prima volta, “Mistretta
vecchia bedda” (cantata dal gruppo I cantori
amastratini -
Testo). Una mia canzone che è diventata un
piccolo inno (questo mi inorgoglisce e mi fa piacere). Subito
dopo sono stato contattato per dare una mano al gruppo “Amastra”
diretto da Patrizia De Caro e Angelo Scolaro . L’attività
svolta con detto gruppo è stata eccellente proprio perché la
caratteristica era quella di divulgare prevalentemente la
cultura agreste e popolare di Mistretta. Il gruppo
strumentale era fantastico. Ne facevano parte: Nino Ortoleva,
Giuseppe Vranca, Totò Cuva, Mario Ortoleva,
Carmelo Biffarella,
Bettino Di Franco. Sono stato invitato a scrivere diverse
canzoni per le quali ho dovuto adoperarmi facendo, in un modo
oculato, una ricerca sul campo e frequentando gli ambienti
contadini. Le canzoni, appresso elencate, sono state apprezzate
sia dai ragazzi che componevano il gruppo sia dagli ascoltatori
dove si facevano i concerti. QUESTO E' L'ELENCO DI ALCUNI DI
QUEI BRANI
A spagghiata,
l’umbrillaru,
Fuocu d’amuri,
Mistrretta mia
(Testo
) - "A-ttia
luntanu"( Brano cantato dal gruppo Amastra -
Testo) -
W la Sagra di Finali
- Diversi a Tusa
- W i Ruggeri,-
A festa ru ddappu
( brano cantato dal
gruppo Amastra - il testo è stato scritto da Mario De Caro)
- Molte altre canzoni non sono state messe in cantiere perché i
rapporti si sono interrotti nel 1996.
ALTRE NUOVE
COMPOSIZIONI MUSICALI: "A
la sciumara"(
Testo scritto da Mario De Caro - Brano cantato dal gruppo
Amastra); "Lampi
e trona"(Testo di Filippo Giordano); "Dammi
lu cori"( filmato -
Testo); "Amastra"
(Cantata dal Gruppo Amastra -
Testo);
Allegra compagnia (Testo)
dedicata al gruppo musicale "Allegra compagnia" .
"Pi
scarpi ru me sceccu".
I TESTI IN VERNACOLO, CHE TROVERETE NELLA PUBBLICAZIONE DEL
LIBRO "TRACCE DI MEMORIA" SONO STATI RECITATI DAL SOTTOSCRITTO
PER FACILITARE LA COMPRENSIONE.
Dopo quest’ultima esperienza, per mia scelta, non ho voluto più
prendere impegni specifici con nessun altro gruppo
folkloristico. Ho seguito la straordinaria
compagnia, diretta da mio figlio Giuseppe, che suona musica
popolare. Il gruppo“Gli amici del conto popolare”, che
successivamente prenderà il nome di “I cantori di Dafni” (vedi
foto), rappresenta splendidamente il vero folklore siciliano
costituito da canti ricercati che sono momenti di vita vissuta
negli ambienti agresti e racconti di esperienze sociali.
Era il 1993
Tra i diversi gruppi storici del passato, che per tanti anni
hanno allietato, con la musica, le strade del centro storico di
Mistretta, due sono nati all’inizio degli anni 60 divulgando la
cultura musicale e tenendo viva la tradizionale serenata.
Al primo gruppo, formato da Antonino Vranca, Lucio Vranca,
Giuseppe Vranca, Giuseppe Mazzara Vincenzo La Ganga, Vincenzo
Siracusa, Gaetano Iudicello e Pippo Dolcemaschio, accomunati
dalla stessa passione ed innamorati dell’ arte della musica, si
sono uniti, altri validi componenti. Una fusione decisa in
occasione della nascita delle prime “Serenate di quartiere”.
(foto scattata nel 2003 da mio cugino francese Pierre Thepenner)
Grazie all’interessamento dell’Assessore Pippo Dolcemaschio e il
Consigliere Giuseppe Mazzara nel 1993 nasce “L’Allegra
compagnia”. Una frase concettosa che definisce l’essenza
dell’idea che ha anche il senso di un aforisma che enuncia due
regole fisse: il brio e la festosità.
“L’allegra compagnia”,
visto il successo riscosso e la voglia di dare un piccolo
contributo quale omaggio alla nostra città, ha continuato a
vivere ripetendo le bellissime serenate che ogni anno lasciano
il segno ed un bel ricordo agli emigrati che orgogliosi
raccontano quando sono lontani.
L’Allegra compagnia non può definirsi una brillante meteora
pronta ad estinguersi, proprio perché sta per arrivare ad un
traguardo che conta trent’anni di vita.
Il mio compito, oltre a suonare la tromba, è stato quello di
salvare e salvaguardare un patrimonio d’inestimabile valore che
fa parte della nostra storia e dei nostri saperi. Senza volere
son diventato custode e garante di un patrimonio irripetibile. I
testi e le musiche raccolte, sono archiviati e conservati come
in uno scrigno di preziosità musicali (preziosità che, prima o
poi presenterò). I testi e i motivi musicali registrati, sono
stati trasformati in file digitali allo scopo di fissare
l’originalità dei brani e non consentire modificazioni
irrispettose.
Non
so quanto durerà, questa meravigliosa esperienza che dura dal
1993; non so se sarò in grado di contribuire ancora in modo
utile ed efficace in quanto le vicissitudini della vita, l’età e
gli acciacchi cominciano a frenare quell’entusiasmo che è sempre
cresciuto durante il corso degli anni. Al mio ritiro porterò con
me ricordi bellissimi che hanno dato senso alla mia passione.
Porterò con me, tra i ricordi più belli che “odorano” di
amicizia, l’ultima formazione che si può ammirare nella foto
accanto (In alto: Pippo Dolcemaschio, Natale Accidente,
Pippo Porrazzo, Gaetano Dainotti, Nino Ortoleva, Dino Iudicello,Nino
Vranca, Toni Giordano, Seconda fila: Lucio Vranca,
Michele Accidente, i Piccoli Giuseppe Schimmenti e
Manuele Ortoleva, Totò Cuva.
Negli anni 2020/2021, durante la pandemia, per rispettare le
ordinanze ministeriali; per superare la noia e la consigliabile
segregazione consigliata, ho composto alcune colonne sonore che
ho utilizzato e utilizzerò in alcuni miei filmati. Inoltre, ho
trascorso il tempo componendo altre due canzoni (serenate): una,
dal titolo “Canzuneddi scritti chi me manu"(musica
e parole) inserita verso la fine del filmato appresso linkato
(https://www.youtube.com/watch?v=DB0rpyHLf58&t=140s) e
una seconda serenata (musica e parole) messa a disposizione
dell'"Allegra compagnia" dal titolo " Cantu sti canzuni
scritti pi-ttia" (Testo - Musica).
Infine, per tenere viva la memoria delle varie composizioni
poetiche molte delle quali musicate e divenute canzoni (cosa in
precedenza accennata), ho voluto inserire i testi e le musiche
nelle varie mie pubblicazioni che potete consultare (in basso a
sinistra) alla pagina "CHI
SONO".
Immagini storia autobiografica
Alcuni brani li potete ascoltare (midi file) consultando "Una
pagina per i poeti amastratini " |