Francesco Ribaudo,elemento rappresentativo dell'artigianato locale, con
enfasi e veemenza e con un pizzico di nostalgia biasimando le tecnologie
dei nostri tempi, stimolato, racconta le fasi di lavorazione del legno
facendo riferimento a strumenti, ormai da museo, usati dagli antichi
falegnami amastratini.
"Era abitudine tagliare l'albero nel mese di febbraio"
(mese in cui la pianta non è in vegetazione^).... "Il legname, così,
non era soggetto all'attacco dei tarli" ("tormento e pena che pareva
rodere l'animo"). ”Nun si tagghia u lignu quannu fa caviru"
sottolinea Ribaudo.
Dopo l'abbattimento della pianta, che veniva fatto "cu
truppiddaturi”1 il tronco veniva sramato, "Cadduzziato"2
e portato "nto scariu”3.
Di seguito sfaccettato con l'accetta e segnato "cu muccuni"4
il tronco veniva tagliato, in senso longitudinale, da una speciale sega
chiamata "traianedda"5
per ricavarne i tavoloni
che successivamente venivano
accatastati per la lunga stagionatura.
L'essiccazione veniva fatta disponendo il legname su piani sovrapposti e
separati, così da lasciare circolare l'aria.
Per meglio comprendere il significato e l'importanza "ra traianedda" è
quanto mai opportuno scrivere integralmente un piccolo verso che "U zzu
Cicciu" Ribaubo ha scritto traendo l'ispirazione dal funzionamento dello
strumento.
"A traianedda"
Dui cci vulianu
Pi maniari a mia,
unu m'acchianava
e l'autru mi scinnìa,
u truncu lu facia
fedda a fedda.
Lu me nnuomu è
Traianedda.
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Francesco Ribaudo ha cominciato la sua carriera a Mistretta, dove è
nato, "iennu o mastru" dai falegnami Cannata e Marchese.
Successivamente, emigrato a Roma, si è perfezionato frequentando una
"bottega artigiana"che lo ha arricchito di esperienza e sicurezza.
Due ingredienti, questi, che gli hanno stimolato la voglia di
ricominciare nel paese natio. L'esperienza e la fantasia sono stati gli
elementi essenziali che hanno portato l'artista-artigiano alla
realizzazione di innumerevoli manufatti e piccole opere fantasiose,
spesso improvvisate dal significato sorprendente, che hanno fatto da
preludio alle vere opere in legno.
L'inventiva lascia, dunque, il posto al realismo che, grazie
all'esperienza pratica, ci consente di vedere delle rappresentazioni
obiettive della realtà amastratina: le fontane architettoniche e
monumentali.
La materia prima che l'artigiano Ribaudo usa è il legno di ulivo. I rami
e gli scarti della potatura vengono riciclati, dopo un periodo di
essiccazione, per diventare oggetti da ammirare anziché brace o altro
derivato inutile.
Il duro legno d'ulivo, che non si presta alla lavorazione tradizionale
per la costruzione di classici manufatti, "è un caro alleato della
mia fantasia" dice Ribaudo, proprio perché le straordinarie
venature, che disegnano
fantastiche geometrie naturali, stuzzicano la capacità creativa e
alimentano la passione innata dell'autore. Sembra animarsi un "dialogo"
tra la possibile bellezza che il legno grezzo offre e l'artista che
vuole scoprire in esso l'immagine latente che desidera manifestarsi per
farsi conoscere ed offrirsi allo sguardo esperto o all'attenzione di chi
ha gusto.
Le fontane in legno, proporzionate alle originali in pietra, realizzate
in scala grazie alla spiccata capacità di fissare l'immagine nella
propria memoria, all'esperienza e a qualche fotografia, sono un omaggio
alla storia, un segno di riconoscimento, una prova d'attenzione e di
rispetto: un'esatta riproduzione di beni comuni che nella loro storicità
sono destinati a perdurare nel tempo.
Francesco Ribaudo ha voluto realizzare dei "monumenti" ai monumenti. Gli
esemplari, costruiti con un lavoro da certosino, denotano una precisione
negli intarsi che non solo rispettano le geometrie naturali delle
venature, ma esaltano ed impreziosiscono l'effetto decorativo del legno
che si manifesta in tutta la sua bellezza.
Ribaudo riesce, così, a concretizzare le proprie aspirazioni che
consistono nel fervente desiderio di tenere vivo un passato artigianale
agonizzante e nel contribuire ad arricchire il patrimonio artistico del
paese natio fissando se stesso come umile artista senza altre velleità.
Le opere di Ribaudo non sono rappresentate solo dalle fontane in legno
d'ulivo. Bisogna aggiungerne tante altre anch'esse importanti che hanno
solo significato diverso. Una sola cosa li accomuna, l'originalità e la
bellezza.
Qualche opera viene arricchita, dall'autore, da un'indicazione
didascalica, in versi semplici e originali, pirografata su legno
d'ulivo.
Nell'artista-artigiano Francesco Ribaudo rimane, però, il desiderio di
esporre permanentemente i lavori in locali idonei per permettere ai
turisti, ai nostri emigrati e alle scolaresche di apprezzare, sia nel
periodo invernale che estivo, esempi concreti di artigianato locale che
sottolineano il legame particolarmente stretto con la realtà ambientale.
Questi "esempi", purtroppo, se non sostenuti ed incoraggiati, rischiano
di essere raccontati come avvenimenti di storia remota non riconosciuta.
Per questo, affinchè quest'attività non decada e abbia
continuità, è necessario riconoscerla "oggi" per averla "domani" perché
degna di essere ricordata dai lontani discendenti di epoche future.
Lucio Vranca
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1)
"Truppiddaturi"- Attrezzo, usato da due persone, soppiantato
dalla motosega
2)
"Cadduziatu"- Tronco d'albero fatto a pozzetti
3)
"Scuriu" - Piccola impalcatura dove veniva appoggiato il tronco
per le operazioni successive
4)
"Muccuni" - Cordicella utilizzata per segnare il tronco prima del
taglio longitudinale
5)
"Traianedda " - Strumento usato anticamente per tagliare il
tronco in senso longitudinale. Da questa operazione si ricavavano le
tavole, le travi o altri formati commerciali. |